
BY: Claudia Cuollo
Depressione
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Il “blues” è un genere musicale nato agli inizi del ‘900 negli Stati Uniti d’America fra le comunità di schiavi afroamericani nelle piantagioni delle nazioni del Sud, e deriva dall’espressione: “TO HAVE THE BLUE DEVILS”, cioè “Avere i diavoli blu”, che significa “Essere triste, agitato, depresso”. È per questa ragione che gli Americani definiscono con “Christmas blues” quella tristezza profonda che può assalire durante le festività natalizie.
E, in effetti, sono molte di più di quelle che si possa pensare le persone che vivono con estrema fatica questo periodo dell’anno dominato dall’obbligo sociale di “sentirsi più buoni e più allegri”.
Il clima natalizio può contribuire ad alimentare senso di paura e solitudine, ansia e tristezza, esattamente come spesso accade durante i cambiamenti stagionali (in questo caso si tratta del DAS: “Disturbo ad andamento stagionale”, descritto nel DSM5 e che riguarda episodi depressivi che ricorrono durante i passaggi di stagione. Tra l’altro, durante l’inverno è complice, a rafforzare il Christmas Blues, la diminuzione delle ore di luce e di conseguenza anche di serotonina, che possono incidere fortemente sull’umore, sulla sessualità, sulla memoria, sul ritmo sonno-veglia).
Spesso il Christmas blues arriva per il sopravvenire di più fattori, i cosiddetti stressors, che possono essere più o meno specifici: la necessità di trascorrere più tempo con dinamiche familiari più o meno gradite, e l’aspettativa che si debba stare necessariamente in un clima di benessere ed in assenza di conflitti; o come il clima festivo che può aumentare la sofferenza se si è in una fase di vita complessa, se si hanno difficoltà economiche, se si ha avuto un lutto importante durante l’anno, o se si sta affrontando un cambiamento. Il senso di disagio ed inadeguatezza può aumentare se si vive una situazione familiare difficile, se ci si è separati dal proprio partner.
Insomma, il Natale e la fine dell’anno portano a fare i conti con l’anno che è stato, a “tirare le somme” e, potenzialmente, anche a sentirsi sopraffatti da quello che dovrà avvenire nel successivo anno, determinando un senso di tristezza e angoscia che può raggiungere anche dei livelli che si protraggono oltre il periodo.
Il termine specifico è anedonia, con il quale si intende l’incapacità nel trarre piacere, in questo caso dalle festività, con un abbassamento dell’umore, una difficoltà nel partecipare e nella motivazione, l’ansia per il tempo libero dal lavoro/scuola.
La vera domanda è: Cosa fare in questi casi? L’importanza non è tanto quella di trovare una soluzione, un possibile elisir di Felicità Natalizia, ma di imparare a concedersi la possibilità di stare male, anche se controcorrente.
Prima di tutto, la possibilità di rivolgersi ad un professionista Psicologo/Psicoterapeuta è uno dei primi modi per guardare al problema, specialmente quando avviene con una certa ciclicità e se tende a non affievolirsi dopo le feste quanto, piuttosto, a cronicizzarsi.
Può essere utile non forzarsi a dire sempre di “si” a cene ed eventi di famiglia e ritagliarsi dei momenti di solitudine che permettano di non dover rispondere ad un’immagine “socialmente adeguata al clima natalizio”. Potrebbe essere molto di aiuto condividere il proprio stato d’animo con qualche parente o amico: a sorpresa, potrebbe accadere che quella persona stia vivendo dei sentimenti molto simili ai propri.
Può aiutare trovare inoltre un modo per non perdere di vista sé stessi e continuare a prendersi cura di sé, magari approfittando delle ore di luce per fare una passeggiata. Trascorrere le feste in famiglia o restare in casa piuttosto che uscire dovrebbe essere considerata una libera scelta, e non una imposizione.
Concentrarsi più che sugli obblighi sul poter trascorrere del tempo libero con persone alle quali si vuole dedicare tempo ed attenzione, quelle a cui si vuole bene, il proprio “rifugio sicuro” potrebbe essere un buon modo per cercare di sopravvivere alla malinconia. E se dovessero arrivare dai parenti domande che proprio non aiutano come “Quando ti fidanzi?”/Quando la finisci l’università?/E quando vi sposate?” provare ad usare la carta dell’ironia o a cercare di mettere un confine chiaro rispetto alla invasività della domanda. Probabilmente il prossimo Natale potrebbero ricordarselo J .
Rispettarsi e imparare a volersi bene resta il migliore antidoto alla malinconia ed alla sensazione che si subiscano sempre le scelte degli altri, piuttosto che farne di proprie e, se ci pensate già da un po’, forse è il momento di rivolgersi a qualcuno che possa offrirvi un aiuto professionale.
“Tutto è relativo a questo mondo. Chieda un po’ alle oche e ai tacchini la loro opinione sul Natale.” PETER WILLFORTH
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